15) da Benares ad Amritsar, snobbando il Kumbha Mela

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Sono passati meno di tre mesi dal mio atterraggio in questa terra di pazzi e sono gia’ la versione in HD di quello che era partito dall’Italia ad inizio 2010.
Dopo le andamane io e michele siamo andati a varanasi. era un mese che gli raccontavo dei tafferugli che scoppiano fra indiani ogni volta salgono su di un treno (sto parlando della general class,dove gli stranieri non montano.

E invece alla stazione di kolkata abbiamo visto una scena irreale: una folla di indiani in fila per due scortata dalla polizia per montare sul treno, su ogni treno. e sto parlando di decine di treni alla volta. e’ vero che cercavano di saltare la fila ma a son di randellate la polizia (hanno uno sfollagente di canna di bambu’ e lo usano molto spesso),li rimetteva in riga. c’era anche Pippa con noi, ha detto di non aver mai visto una cosa del genere.

la mattina dopo, arrivati a varanasi siamo montati su un tuc tuc dicendo la guest house dove VOLEVAMO andare(e’ una famiglia di bramini tipo famiglia adams). partiamo, traffico della madonna rischiamo di investirci una decina di volte(qua e’ la prassi). a un certo punto pippa si comincia a incazzare col tipo: (stavamo andando dalla parte opposta). il tipo comincia a dire che la nostra guest house e’ chiusa e altre 2mila stronzate classiche dei tassisti di varanasi. la pippa si incazza ancora di piu’ e comincia a parlare in hindi. parlano concitamente in mezzo al traffico, il tipo guida e litiga non cagando la strada, io e michelone siamo pressati fra bagagli e altra gente e 3-4 anatre . a un certo punto il tipo del tuc tuc si ferma da un poliziotto(forse suo amico). la pippa si incazza ancora di piu’ e alla fine(ma dopo un po’) il poliziotto gli da ragione e il tipo del tuc tuc ci porta (quasi) dove vogliamo. riusciamo ad arrivare all’albergo e poi incontriamo luca, un tipo di bergamo che sembra lucio dalla, gandhi e il soldato joker di fullmetaljacket tuttassieme. e’ un reduce della somalia, ricoverato in psichiatria e poi diventato di sinistra ma con convinzioni un po’ piu’ dalla parte oppposta(troppo difficile spiegare la sua psiche ci vorrebbe un cassetto di lauree). lo abbiamo conosciuto alle andamane e ci ritroviamo davanti al posto dove bruciano gli indu’, uno dei due ghat principali). mangiamo insieme tutti e 4 e io sono semi-orgoglioso di portarli in un ristorante che abbiamo scovato io e radames dove si mangia davvero bene.

la mattina dopo, verso le 4-5 di mattina mi sveglio di botto e cerco di correre in bagno. la guest house dei bramini della pippa e piena sicche’ io e michelone dormiamo in due lettini distanziati da un metro al massimo. la corsa verso il bagno si scontra con la nostra stanza chiusa a chiave. non riesco ad aprirla e mi scappa una vomitata che va addosso, in parte, a michelone. apro la porta arrivo in bagno e..insomma 48ore di luiqidi che escono ovunque(a parlare di india si finisce inevitabilmente a parlare anche di merda)
dopo 3 giorni ci si comincia(io) a riprendere, ma prendiamo il bimixin e michelone non fa altro che lamentarsi e fumare e poi dire che e’ debole e poi rifumare e poi dire che si sente malato:insomma due coglioni enormi.(pero’ per la vomitata e’ stato bravo ha pure pulito in terra e non mi ha nemmeno insultato).
rimaniamo a varanasi mi sembra 5 giorni, dopo 2 giorni la pippa parte per delhi noi nel frattempo ci siamo trasferiti con luca nella guest del bramino.
varanasi e’ decisamente piu’ bella (e meno malsana)quando e’ fredddo ma e’ cosi’ spudoratamente sudicia che dopo un po’ si decide di spostarsi verso riccikesh, dove il 15 marzo ci sara’ il kumbh mela) i treni diretti sono tutti pieni e allora dobbiamo arrivare fino a delhi(15 ore di treno) e poi proseguire con l’autobus(7ore). nel viaggio notturno verso delhi non riesco a dormire  e quando ce la faccio a prendere sonno, luca mi punta forte un dito fra le costole, mi giro di scatto(sono sdraiato su un sedile a 1metro e mezzo di altezza)  e lui e a 10 centimetri da me e mi dice :VOGLIO LA TUA ACQUA.STUPIDA TROIETTA.. 
mi ha fatto una rabbia cosi’ forte che gli ho dato un ceffone in piena faccia con molta piu’ forza di quello che avrei voluto fare. lui mi guarda impassibile e mi dice, non ho piu’ sete mi faccio un pisolino. si sdraia di fronte a me e dopo un po’ comincia a bofonchiare che sono un violento e che ;la gente come me andrebbe bruciata viva, ma sempre con un tono di voce non agitato. dentro di me penso:eco, ora appena mi addormento mi da’ una coltellata. non dormo fino a delhi. lui se ne va per i fatti suoi mandandoci a fan culo e noi proseguiamo per riccikesh.viaggio di merda col pulman e poi un altro pulman e poi un riscio’ con tutti che provano a venderti qualcosa.arriviamo, tutte le guest house sono piene, ne troviamo una pagandola 5 volte piu’ del solito e promettendo di andare via la mattina dopo. il posto e’ bello ma michele e’ nervoso per via della mariella e io mi sento in colpa per luca. dopo un po’ lo chiamo gli chiedo scusa e lui ci dice che arrivera’ da
noi il giorno dopo. luca viaggia sempre in general class(anche per spostamenti di 30 ore) e con noi era montato perche’ si era liberato un posto all’ultimo momento). il giorno dopo ci raggiunge e troviamo una stanza piu’ economica ma con un lettone solo, lui dorme in terra e paga meno di noi(proposta sua,ben accolta da noi).  la mattina mi alzo presto e mi piace girare da solo, vado a vedere l’ashram dove i beatles hanno suonato negli anni 60, che adesso e’ abbandonato, ma a me piace molto cosi’ anche perche’ e’ circondato di scimmie fra cui quelle bianche e nere che in inglese si chiamano black mouth monkey, piu’ socievoli e meno stronze dei macachi dal culo rosso. il il kumbha inizia il 15 e io me ne vado il 14. decido cosi’ per due motivi: ho conosciuto un sikh che mi ha parlato di amristar e ho voglia di andarci prima possibile e poi dopo il kumbha la citta’ rimarra’ bloccata per giorni e io ho un mese e poco piu’ di tempo e voglio vedere un altro po’
di posti. allora alle 2 del pomeriggio parto dalla guest house. esco sulla strada e fuori c’e’ IL MONDO. ci metto quasi un ora per fare 500 metri (con lo zaino e tutto il resto) e ce la faccio a raggiungere il ponte che mi porta alla strada. non voglio entrare troppo nei particolari ma per spostarmi di una 15ina di chilometri ci ho messo ore di tempo e anni di vita. Un odissea

ho raggiunto la stazione del bus e nessuno voleva andare verso haridwar(e’ li’ che avevo il treno)perche’ tutti venivano da la e andavano a Riccik c’era solo una cinquantina di persone che dovevano andare dove dovevo andare io(nessun turista). Ci mettevano su un pulman tutti ammassati, poi urlavano un;altra destinazione e dovevamo scendere velocemente dal pulman, mentre altra gente montava sul pulman mentre scendevamo, forse non mi spiego bene ma all’entrata del pulman c’erano due flussi di persone, chi lottava per entrare, chi lottava per uscire, contemporaneamente. Con la porta aperta del bus che fungeva da epicentro della rissa.Questo allegro giochino ce lo hanno fatto almeno 5 volte. usavo lo zaino grande come ariete per uscire dal pulman mettendomelo davanti, e lo tenevo dietro per farmi largo quando dovevo entrare. alla fine siamo partiti, strade bloccate, sentieri secondari su terra battutta e argilla, finestrini aperti ,avevo sete. Il pulman mi ha finalmente lasciato a 3 km dalla stazione all’inizio di un ponte lunghissimo e enorme. mi sono sentito un eroe , ce l’avevo fatta, non avrei perso il treno. ho cominciato a percorrere sto ponte da solo e poi in lontananza ho visto un enorme muro colorato di persone che mi veniva incontro. erano i pellegrini che mi venivano incontro. c’era la cnn, un milione di telecamere professionali,giornalisti, un carrozzone intorno a sadu, a santoni nudi con pesi legati alle palle, mistici occidentali che giocavano a fare gli illuminati, storpi,turisti, insomma un enorme bordello di gente. nno e’ stato facile violare quel muro chilometrico e in diversi momenti mi sono sentito piu’
io l’attrazione del momento che tutti loro. i turisti mi vedevano pieno di bagagli e ridevano e mi hanno fatto un sacco di foto, pure un giornalista mi ha bofonchiato qualcosa e ho conytinuato a camminare. alla fine ho preso il treno  alle 10passate di sera e ho viaggiato in un vagone con solo un paio di persone, tutte  e due sikh.

la mattina presto sono dove volevo. prendo un riscio’ e il tipo non mi spara la solita cifra assura ma me ne propone una onesta. mi porta al golden temple. trovo subito gli alloggi e mi danno subito un letto. il palazzo e’ molto grande e  c’e’ pure l’acqua calda. e’ molto bella l’atmosfera qui, e si percepisce molta spiritualita’ il tempio e’ molto grande e ha un lago artificiale nel mezzo con una cupola d’oro che rappresenta un fiore di loto rovesciato. non si puo’ fumare, ne portare tabacco o droghe, bisogna togliersi le scarpe e coprirsi la testa. c’e’ una mensa enorme all’interno che lavora 24ore su 24,danno da mangiare a cnhe a 40mila persone al giorno. all’inizio non riesco ad accedere alla mensa perche’ c’e un casino della madonna e rimango a girottolare all’interno della struttuta. e’ tutto di marmo e a parte la cupola d’ora non c’e’ nulla di stucchevole,ne’ opulento e si sta davvero bene. i sikh sono molto fieri di se stessi ma anche molto
cordiali col prossimo(di solito). non si tagliano ne’ barba, ne capelli’ portano un foulard enorme arrotolato a turbante, un coltello sacro, un pettine sacro e non bevono ne’ fumano mai! la loro religione e’ nata verso il quinto secolo dopo cristo come protesta verso la religione induista. credono nella reincarnazione ma non nelle caste, non credono al blocco delle rinascite(se muori a varanasi per gli indu’ non ti rincarni e sei libero), e sopratutto credono nella fratellanza di ogniessere umano di ogni credo o nazione. nei secoli sono stati perseguitati molto perche’ minoranza e perche’ forse troppo onesti per questo mondo. si sono ripresi la rivincita pochi anni fa: e’ un sikh adesso il premier indiano! nel tempio si sentono canti e preghiere dagli autoparlanti a ciclo continuo, un misto di musica da  minareti e canti appassionati,mai stucchevole, quasi a cullarti. recitano questo libro, che non so come si chiama ma per loro e’ DIO, lo venerano come
tale ed e’ stato scritto dal primo guru che ha fondato questa religione.ogni mattina alle 4 e mezzo trasportano questo libro con una cerimonia molto bella e sentita e lo portano nel tempio centrale, quello d’oro. mi appassiono molto a tutto questo e la sera riesco ad arrivare in mensa: faccio fila e spintoni, ma molto meno del solito. mi danno un piatto d’acciaio, un cucchiaio e un bicchiere d’acciaio anche lui, ma in 3 momenti diversi, tipo catering industriale. mi metto a sedere su delle stuoie di canapa lunghissime, non so quanti siamo ma e’ un bel po’ di gente e sono quasi le 11 di sera(tardissimo in india)passa un tipo col secchio e distribuisce una zuppa di lenticchie.teniamo tutti il paitto in terra, lui fa tutto in modo sbrigativo ma non versa una goccia, poi un.altro porta riso al cocco, un’altro ancora ghapati e un altro patate al curry. un ‘altro porta da bere. mangiamo tutti insieme,sono l’unico occidentale ma nessuno mi guarda incuriosito,
ne’ astioso. sono come gli altri. vado a dormire  e la mattina dopo conosco un brasiliano. e’ simpatico ma non so se fidarmi, i brasiliani in viaggio sono dei furboni. facciamo un giro insieme e mi fermo a comprare il foulard che fa da turbante. il tipo e’ molto onesto e me ne taglia uno della lunghezza giusta:5metri. me lo lega intorno, e’ un momento molto bello e me lo godo tutto. appena uscito dal negozio vedo subito che adesso la gente si interessa a me e tutti sono molto gordiali e mi stringono la mano e mi chiedono di fare foto.non contento mi compro anche un coltello come loro con scritto singh(leone) con la corda da mettere attaccata alla spalla. passeggio col brasiliano e usciamo fuori dalla zona del tempio per fumare una sigaretta. errore, grave errore. mi sento strattonare forte la corda del coltello e sento che la gente si scalda. un vecchietto mi fa levare malamente il coltello e lo prende co nforza. tira fuori il suo e me lo brandisce
davanti.
capisco subito che non mi vuole accoltellare e che e.’ un gesto plateale per farsi capire(non parla una parola di inglese), ma mi fa paura la gente che si agita intorno a due. butto in terra la sigaretta e compro una bottiglia d’acqua a una bancarella a due metri da me. la faccio aprire dal brasiliano e me ne faccio rovesciare un po’ sulle mani. un secondo prima ho tirato fuori i lpacchetto di sigarette e l’ho schiacciato col piede in maniera plateale ma ossequiosa.dopo essermi lavato le mani abbasso il capo davanti al vecchietto e mi chino verso di lui(e’ molto basso e quasi mi metto in ginocchio. lui continua a bronytolare ma e’ piu’ tranquillo e an che la gente si calma. mi fa capire che il coltello e’ sacro  e che se voglio fare il coglione mistico devo andare da un’altra parte,perche’ qua c’e’ gente seria. tutto questo me lo dice nella sua lingua ma io lo capisco perfettamente.alla fine arriva un poliziotto sikh che se ne era stato un po’ in
disparte e mi guarda serio ma non troppo e mi dice di non farlo piu’. e’ successo due giorni fa e non ho piu’ fumato niente da quel momento. tornando al tempio, poso il coltello ma il turbante lo lascio e c’e’ molta felicita’ da parte di chi mi vede, mi sento molto apperzzatto, mi sento accolto. se stassi un po’ di tempo qua credo che mi intripperei seriamente con questa religione ed e’ anche per questo motivo che domani mi sposto. anche se qua ho passato dei momenti bellissimi, non trovero’ ccerto le risposte che cerco, anche se da oggi se qualcuno mi chiedera’ la mia religione rispondero:”animista ma simpatizzante sikh”.

14) India in avvicinamento

Stamattina qualcuno ha giocato a flipper con me. Nel senso che ero la pallina.

L’ignoto giocatore ha pensato bene di dotarmi di biglietto aereo Bangkok-Kolkata con partenza 7 AM. Superfluo dire che non ho dormito. Nottata al computer in un internet point di Kaosarn road, fra prostitute di esima categoria che cercano inglesi ubriachi. Ho letto da qualche parte che le stesse ragazze dopo qualche anno, tornano nel paesino dal quale sono venute e vengono accclamate come eroine per via delle finanze accumulate (e di solito ridistribuite). Uno sfruttamento dentro altri due sfruttamenti. Ho vagabondato in rete a 20 Bath l’ora cercando info utili sul subcontinente.

Arrivato all’aereporto col mio anticipo di almeno 3 ore secondo i codici della paranoia, sono arrivato al check in dopo una noia infame e mi hanno detto che non c’era il mio nome sulla lista. Sudore freddo, mal di testa-lampo ma non alzo la voce. Torno calmo calmo all’agenzia di viaggi che mi ha venduto il biglietto. Ci arrivo dopo quasi 3 ore di taxi. E tutte le urla risparmiate all’aereoporto le indirizzo al sorridente/incompetente.

Provo ammirazione e invidia mentre scrivo, se penso alla sua faccia impassibilmente allegra che tira fuori un pacco di biscottini. Biscottini del cazzo. Sono all’aereoporto, di nuovo, alle 4 PM.

Cosa ci faccio qua? Ho sempre snobbato l’India; a mio insindacabile capriccione l’ho bollata alla cieca come un circo ipocrita pieno di frikkettoni che ti vogliono avvicinare alla spiritualita’, pronti a incazzarsi se sei restio a riceverla . Abbandono la thailandia senza nemmeno farmi un po di Andamane, senza nemmeno salutare lo zio Hank a Ko Chang. Non capisco; e mentre non capisco sono in volo, piu’ o meno sopra Port Blair, a meta’ strada fra un paradiso che conosco bene e un salto nel nulla in quello che diversi amici mi hanno descritto come “il posto piu sudicio del mondo”

13) Economista per lo sviluppo in Laos

E’ il 18 gennaio 2005 e usciamo dal Laos

. 11 ore di pulman tra Lunag Nam Tha e il border Thai. Abbiamo bucato la ruota solo una volta. L’autista e’ sceso e ha messo una specie di crick con un paio di mattoni in cima. Una volta alzato il mezzo, ha preso un tubo innocenti di 4 metri tenuto sul tetto sotto tutti i bagagli,e ha cominciato a sbullonare la ruota. Poi e’ andato sotto e ha levato il bullone interno. Nel mentre un mattone si e’ disintegrato e il pulman e’ andato giu’. Ho tirato un urlo e tutti mi hanno guardato sorpresi. L’autista non ha fatto una piega, si e’ rimesso in piedi e ha estratto la ruota DA SOLO. Il tutto circondato da Laotiani e cinesi che parlottano e (presumibilmente) criticano.

Lo scaccolatore armato ha acceso un fuocherello nell’attesa. Lo scaccolatore armato e’ un tipino con un fucile tipo semi automatico, di eta’ fra i 12 e 14 anni. Lui e’ la nostra protezione contro un eventuale tentativo di rapina. A me sembra una stronzata perche’ in Laos non succede mai niente(adesso), ma dicono che i pathet lao ogni tanto sequestrino qualcuno.

Unico turista fra i passeggeri, un italiano che passa in Laos divesi mesi l’anno. L’ho incontrato due giorni fa: stavo bestemmiando per aver perso la chiave del lucchetto dello zaino e lui si e’ presentato dicendo: <amen!>.

E’ un economista per lo sviluppo, lavora per il parlamento europeo o qualcosa del genere. E’ innamorato di questi luoghi e sta portando avanti un progetto da 6 anni. Il Laos ha una superficie pari all’Italia ma ha 4 milioni di abitanti. Piu’ che un popolo, sono decine di tribu’ che vivono isolate una dall’altra. Alcune sono nomadi , altre no, ma vengono quasi tutte da Tibet e Cina. Con i fondi che fornisce l’europa e’ molto difficile aiutarli tutti. La maggior parte dei villaggetti sono composti da poche decine di capanne, e la popolazione, tolte 3 o 4 citta’ sono tutte distribuite a “macchia di leopardo” e , molto spesso, senza nessun contatto li uni con gli altri. Il progetto di cui fa parte Franco, prova ad unificare i villaggi in nuclei piu’ grandi. Tutto questo non solo per assisterli a livello sanitario (non si puo’ certo fare un ospedale per ogni villaggio) ma anche a livello scolastico. Questa cosa e’ in realta’ molto ambiziosa e invasiva. Le etnie Laotiane sono un patrimonio per il genere umano, e non sono molte le nazioni che possono vantarne un numero cosi’ ampio. Unificarle spontaneamente credo sarebbe impossibile. Fare in modo di spingere un po’ la cosa dall’esterno invece, sarebbe un approfitto. Senza contare che hanno usi molto differenti fra loro. Ci sono tribu’ che coltivano l’oppio, altre e per credo non lo farebbero mai. Alcune sono animiste, alcune pagane.Sono secoli che si evitano, sempre senza mai combattersi.

Ce n’e’ una che chiamano “tribu’ delle foglie di banano”. Sono animisti, ma a modo loro. Famosi per i loro rimedi a base di erbe contro morsi di scolopendre e serpenti e altre bestiacce della giungla.,costruiscono piccole capanne con foglie di palma e banano. Una volta seccate queste foglie, si spostano e vanno a costruirle chilometri piu’ avanti.

per motivi logistici,quindi, non coltivano niente.

Si offrono come braccianti nelle risaie rifiutando parte del loro compenso, offrendo anzi maiali e galline per la possibilita’ di lavorare. Nella loro fede animista-masochista, sono convinti di non meritare tutto cio’ che guadagnano, che e’ gia poco.

Il nome “occidentalizzato” di questi tipi allucinanti e’ mabri. C’e’ un signore che comanda un villaggio atipico di mabri(circa 40 persone)che non e’ nomade,ed e’ un’americano di nome Eugene Long. Quando ho sentito parlare di lui mi e’ venuto in mente subito Kurtz di Apocalypse now. Un missionario(invece che un generale) che cerca di evangelizzare(addestrare) una tribu sottomessa per scelta di vita. Come direbbe Chef: questa e’ fottuta idolatria pagana del cazzo!

Quando un membro dei Mabri muore, il suo corpo viene adagiato sulla cime di un albero;perche’ se ne cibino gli uccelli.

Sono in tutto meno di 200 persone. E sono la tribu’ piu’ nomade del sudestasiatico.

Spiego queste mie ragioni a Franco, e lui mi spiega le sue, e tutti e due siamo molto ragionevoli a sconfinare nella ragione dell’altro. Forse la verita’ e’ che LUI Fa qualcosa per quella gente e io critico. Ma rimango della mia idea.

Timbro il passaporto, mi saluto con Franco, e vado verso Bangkok.La thailandia si fa sentire gia’ a 100 metri dal confine. L’autobus adesso e’ piu’ moderno e ha l’aria condizionata.

23 giorni fa c’e’ stato lo Tsunami, e sono curioso di tornare nei luoghi di mare dove eravamo gia’ stati fra novembre e dicembre.

12) Dopo lo Tsunami

Il canadese non diceva cazzate. Il terremoto ha spostato l’asse terrestre e l’onda anomala ha fatto danni e morti perfino in Somalia. E’ da tre giorni che stiamo attaccati alla Cnn. ,le immagini sono terrificanti. Video con decine di morti sulla spiaggia di Phi PhI Island. Gente che piange con la sabbia sul viso i propri morti. Turisti sciacalli che fanno foto invece di aiutare gli altri. In quell’isola sono rimasti 24 ore senza soccorsi. Deve essere stato un delirio. La gente va fuori di testa in una situazione del genere e l’anarchia svetta sopra al caos. Non credo che queste immagini le faranno vedere in Italia(meglio).

Devo assolutamente trovare un internet point e andare su sawadee.it..

Ho un sacco di amici in giro in thailandia, magari sul forum del sito ce la faccio a contattarli. Marchino mi ha detto che passava il natale nella foresta del Rattaniskan ma preferisco scrivergli comunque. Quel ragazzo cambia idea ogni 40 secondi, potrebbe essere praticamente ovunque. Le connessioni qui sono quasi sempre intasate e telefonare e’ davvero dificile; sono riuscito a contattare mia madre solo ierisera e quando ha sentito la mia voce e’ esplosa a piangere. Ha detto che mio fratello lo avvisava lei. Ironiziamo sul fatto che ci avranno messo sulla lista dei dispersi e ci ridiamo un po’ su.

Ma lo sento che la vecchia e’ molto scossa. Provero’ a richiamarla anche stasera.

Stanno arrivando molti aiuti, soprattutto dall’america:generi alimentari, coperte, latte a lunga conservazione. Era prevedibile, vista la guerra che si combatte fra buddismo e islam e la vicinanza con la Cina e con i traffici di droga. Solo che la roba che mandano non serve a una sega nulla. L’onda e’ entrata sulla costa thai fino a 4 chilometri sulla terraferma. La roba da mangiare a che serve? E le coperte in un paese tropicale? C’e’ una cosa di cui hanno bisogno ma nessuno ancora gli manda: il ghiaccio secco. La maggior parte dei morti sono stati messi dentro ai templi. Di celle frigorifere ce ne sono davvero poche e i corpi si decompongono in fretta. I morti orientali li hanno cremati secondo il rito. Ma quelli degli occidentali sono li’ a marcire aspettando che qualcuno gli faccia l’esame del dna per dargli un’identita’.

Sono 3 giorni che ho gli incubi.

11) Tsunami , In Laos non c’e’ il mare

Ho una scarica di diarrea dopo l’altra, menomale che sono in treno e posso andare in bagno. Io e Francesca ci siamo trattati bene e abbiamo preso le cuccette in prima classe. La destinazione e’ Non Khai che mi sembra un nome azzeccato per l’occasione. E’ il 26 dicembre del 2004, un giorno come un altro per viaggiare nella buddista thailandia del nord. Abbiamo lasciato Krabi da una settimana e siamo saliti fino a Bangkok perche’ avevamo voglia di Laos. Avevamo parlato di passare il natale a Phi Phi island (l’isola di the beach), ma di mare ne abbiamo fatto a sufficienza. Poi non mi va di impantanarmi in isole straturistiche con gli israeliani che rompono le palle e gli inglesi briai. Ho voglia di un po’ di sana campagna laotiana. E’ una vita che sento parlare degli sterminati campi del nord. Il papavero coltivato in Laos viene inciso una o due volte l’anno a seconda della stagione. Quest’anno dovrebbe essere il secondo raccolto a giorni. Una volta inciso dal bulbo esce un lattice dall’odore fortissimo e aromatico. Viene poi lasciato seccare all’aria e compattato. Si ha cosi’ l’oppio, quello che gli arabi definivano “il dono di Dio.” Dei tre stati del triangolo d’oro, il Laos e’ l’unico che lo coltiva legalmente. Perche’ se l’oppio e’ la medicina che usano le popolazioni povere dell’asia per lenire i dolori, la morfina e’ la medicina che usa tutto il resto del mondo come anestetico. E allora il governo ha pensato di metterci le mani. Se in Afghanistan, durante il regime talebano, la coltivazione del oppiaceo veniva punita con la morte, da queste parti lo stato fa affari d’oro. Oltre a dare lavoro ai contadini, lo da anche ai raffinatori. Si perche’ il governo non vende l’oppio ma vende la morfina grezza ( che costa assai di piu’)

Pertanto l’oppio viene mescolato ad acqua e calce viva e messo a scaldare su grandi pentoloni arrugginiti. La brodaglia non deve andare in ebollizione, anzi prima che lo faccia deve essere filtrata. Poi si ricomincia da capo a scaldare e si filtra.

Ogni volta si aggiunge cloruro d’ammonio(ma di questa sostanza non sono troppo sicuro). Questa operazione procede per sei giorni. A quel punto, se si e’ fatto le cose per bene, abbiamo della morfina allo stato grezzo. Questa morfina finisce alla multinazionale farmaceutica di turno che ci fa gli anestetici.

Da notare che i Laotiani sono stati piu’ accorti di molti paesi altrettanto poveri.. E non parlo di droga ma parlo di cacao. Qualche anno fa il fondo monetario internazionale ha cominciato ad erogare prestiti a molti stati africani con la scusa di aiutarli. Fra le causole degli interessi da pagare, hanno messo anche di poter mettere bocca sugli investimenti statali. Cosi’ facendo hanno fatto produrre cacao in quantita’ intensiva a tutti. E cosi’ il prezzo di mercato e’ sceso ancora di piu’. E non solo. Il cacao parte grezzo (e qui mi ricollego al Laos), venduto a due lire, e viene raffinato in europa dove dopo costa dieci volte tanto.

Mentre sto scrivendo questa pagina del diario arriva un canadese con la faccia molto seria e spaventata. Chiede se sappiamo cos’e’ successo.

-Successo cosa?-.

C’e’ stato un fortissimo terremoto a banda aceh in Indonesia. L’intera costa occidentale della thailandia e’ stata investita da un tsnunami. Ne parlano come di una specie di apocalisse.Ci dice che l’onda e’ arrivata fino in Africa e a quel punto dubito dell’attendibilita’ della cosa. Tentiamo di contattare casa. Amici e parenti ci credono ancora su qualche isola.

10) KO CHANG E IL MATRIARCATO (due anni dopo)

Immagine 107

Durante un viaggio nel sudest asiatico ho visto l’incubo di ogni maschilista divenire realta’.

Arrivato in thailandia con la mia ragazza ,sorridevo con un pizzico di malizia notando come i tassisti aiutassero sempre me, e non lei, a caricare i pesanti bagagli sull’auto. Ricordo che una volta lei si era davvero arrabbiata. Ma la rivincita era nell’aria.

Dopo diversi spostamenti eravamo sull’isola di ko chang, al confine fra Birmania e Thailandia. E’ un posto molto tranquillo senza strade ne’ macchine. E se non hai un generatore di corrente a gasolio, non c’e’ nemmeno la luce. Ma non e’ l’unica particolarita’ del posto. All’inizio non ci eravamo accorti delle abitudini locali. Ma giorno dopo giorno abbiamo notato che gli uomini del villaggio lavoravano come matti. E le donne no. La sera dopo cena ogni famiglia accendeva un fuoco sulla spiaggia. Ed era l’uomo che cercava la legna. La donna aspettava. Aspettava gustando un sigaro confezionato a mano e un bicchiere di superalcolico locale. Se l’uomo tornava in tempo, con un buon carico di legna, e la sua capo famiglia era di buon umore, magari avanzava qualcosa anche per lui. La mia compagna osservava divertita.

Sono queste le poco note societa’ matrarcali, le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

Alcune comunita’ sono presenti fra gli indigeni di Sumatra , Indonesia, e qualche isola sperduta del pacifico, Melanesia se non sbaglio, passando per un pugno di tribu’ animiste che vivono nel deserto del Sahara. Se ne trovano diverse anche in comunita’ tibetane e dell’asia centrale.

Molto piu’ vasto e’ il residuo di queste piccole societa’ le cui tracce si trovano anche in comunita’ rom europee.

Da non scordare, il mito delle amazzoni presente nella mitologia greca.

Tornando a quell’esperienza:Il soggiorno e’ stato fantastico.

E devo confessare una cosa, che a Francesca non ho mai detto: prima di partire da Ko Chang ho comprato qualche bottiglia di liquore e una stecca di sigarette. Ho avvicinato una compagnia di ragazzi che pulivano un fosso e gli ho offerto quello che avevo comprato. Fra il serio e il faceto gli ho detto che quelle cose erano solo per loro. Non ho finito la frase che uno di loro ha preso il sacchetto , e’ andato incontro alla sua “capa” e le ha dato tutto il bottino.

Chi sono io per cambiare secoli di usi e costumi di queste persone?

9) Il paradiso Thai

Scappo dalla Birmania. La situazione con Michele e Radames e’ diventata insostenibile. Tre mesi di viaggio a stretto contatto ci hanno fatto diventare isterici. Michele mi odia e io non faccio niente per cambiare i suoi sentimenti. Radames si e’ un po’ rotto le palle e ci parla a malapena. Siamo grandi amici ma e’ il momento di allontanarsi un pochino. E allora ci separiamo. Io prendo il pulman da Mandalay per tornare a Yangoon, loro due si spostano a ovesto verso Ngapali Beach. Da Yangoon prendo il volo per Bangkok. La mia dolce capitale! Inquinata come la fogna di Calcutta, invivibile, frenetica e completamente pazza. Nessuna metropoli e’ come lei. Arrivo a Kaosarn road e prendo una stanza singola. Finalmente solo! Mi metto a scrivere un po’ di diario e poi vado a comprare il biglietto autobus per Kuraburi. Partenza alle 8 di sera. Il pulman e’ di prima classe e si puo’ stendere le gambe e tirare giu i lsedile fino quasi a farlo diventare un piccolo letto. Gli incubi birmani sono lontani e dormo come un bambino fino all’arrivo.

Sono le 6 di mattina e il pulman si ferma in mezzo a una strada polverosa. Il tipo del Dive si affaccia da un terrazzino e mj saluta come se ci conoscessimo. Mi dice che fra un paio d’ore la barca partira’ per Ko surin.

E’ una vita che sento parlare di quest’isola. Sono l’unico della compagnia che non c’e’ ancora stato, e come tale vengo preso in giro e snobbato ( L). Il traghetto parte, siamo una 30ina di persone, faccio subito amicizia con una bella ragazzina sudafricana. Mi piace molto, e anche se e’ ovvio che non me la dara’ mai, mi faccio un po’ di idee fantasiose su una nostra eventuale relazione. Lei mi offre una canna e ce la fumiamo sulla prua della barca. Cazzo che botta, ho bisogno di sdraiarmi un attimo. Mi risveglio dopo poco, sudato marcio con la bocca secca e sotto un sole d’inferno. Lei mi guarda un po’ schifata, deve avermi sentito russare.

Siamo arrivati a destinazione. Scendiamo dalla barca per montare su delle long tail che ci scenderanno sulla spiaggia. Le long tail sono le classiche imbarcazioni thai per piccoli spostamenti.sono lunghe 6-7 metri e hanno il motore di un furgone modificato per il mare.

Sono circondato dalla bellezza del mare. Nei dintorni della spiaggia l’acqua e’ turchese e mano mano che ci si allontana da li’,sfumatura dopo sfumatura, si arriva ad un blu che quasi disseta.

Scaricate persone e bagagli la barca si allontana. Un ranger ci porta fino al campeggio. Ci saranno meno di duecento persone sull’isola, fantastico.

Prendo una tenda da due e mi bevo una coca ghiacciata. La cosa mi provoca uno strizzotto di pancia fortissimo e scappo in bagno. Faccio una cagata di quelle da elefante, condita da rumori flautolenti. E sento ridere, ridere da pazzi. Sento parlare in italiano, commentare i miei rumori e ridere. Uscito dal bagno mi presento agli italiani scusandomi per le flautolenze. Gli italiani sono 3 fratelli di pescara e una ragazza di Bologna. Fra tre fratelli c’e’ una sorella;si chiama Franca. E’ molto carina e nasce un’intesa quasi istantanea fra noi due. Nel giro di due giorni faremo l’amore nell’acqua vicino ad un giardino di coralli. Gli italiani cominciano a parlarmi del posto: loro sono li’ quasi da un mese e non riescono a venir via perche’, dicono, “questo e’ il posto piu’ bello del mondo”.

Mi portano a fare una nuotata; il campeggio si affaccia sulla spiaggia, dalla mia tenda all’acqua ci saranno dieci metri. Porto lo snorkel e le pinne e mi tuffo. Ci saranno almeno 30 metri di visibilita’ e Franca mi dice che non e’ nemmeno quella ottimale. Superata la distesa di sabbia comincia la distesa di coralli. E’ da infarto; scale cromatiche ovunque, anemoni di mare protette dai pesci pagliaccio. L’acqua diventa un po’ piu’ fredda., siamo nel mezzo della barriera. E proprio mentre stiamo entrando vedo uno squalo. Sara’ grande un metro e mezzo (ma sott’acqua le dimensioni aumentano del 40 per cento) e io me la faccio sotto. Comincio ad urlare ai miei nuovi amici: “SQUALO!!SQUALO!!”. loro si mettono a ridere e mi diocono che qui e’ pieno di squali. Fra qualche giorno non avro’ piu’ paura ma adesso sono in paranoia piena. Torno a riva con le gambe che mi tremano. La sera sono la barzelletta dell’isola. Tutti mi prendono bonariamente in giro. Lo fanno bonariamente perche’ TUTTI all’inizio hanno avuto paura. Gli squali di barriera sono prevalentemente “black tip” o “white tip”, raramente attaccano l’uomo, data anche la massiccia presenza di pesce. Bisogna stare attenti solo ad una cosa:non sanguinare. Se ti sei fatto la barba e hai un minuscolo taglietto, non fare il bagno. L’odore del sangue li fa uscire di testa.

Bisogna evitare anche collanine, orecchini e oggetti che brillano in generale, questo perche’ i barracuda(che qui arrivano quasi a due metri) ti possono scambiare per un pesce e attaccarti.

Finito di cenare faccio due passi a piedi con Franca l ‘isola ha solo un paio di sentieri poi e’ tutta foresta inpenetrabile. Vediamo un varano; sara’ un metro abbondante e ci guarda con quella sua linguetta che fa in su e giu’.

 Sembra abituato al contatto con l’uomo e se ne va lentamente. Franca mi dice che bisogna stare attenti: i varani come metodo di caccia ti mordono, e poi aspettano che la ferita infetta che ti hanno provocato ti porti sull’orlo della morte. E a quel punto ti mangiano. Ma di solito lo fanno con gli animali e basta (di solito?)

Andiamo a dormire, salutandoci con un bacio sospettosamente vicino alle labbra.

La mattina dopo ci portano in barca. La long tail ci aspetta dopo colazione. Ci sono una quindicina di siti dove fare snorkelling, e ogni uscita ne comprende due o tre. Sono molto entusiasta: sono catapultato in una natura selvaggia, con una ragazza che mi piace un sacco.

Per uno che quando era piccolo lo portavano in campagna coi pantaloni bianchi, brontolandolo se si sporcava, il contatto con la natura e’ vitale.

C’e’ odore di salmastro e gasolio, un odore che mi ricorda Viareggio. La barca si ferma, il primo sito da vedere e’ il Giant Fan. Mi tuffo e comincio a godere, l’acqua e’ pulitissima e ci sono MILIONI di pesci. Vedo subito una tartaruga che nuota; non e’ molto grande ma e’ maestosa. Mi guarda e scappa via. Franca mi dice che ogni tanto si fanno accarezzare. I colori dei coralli sono psichedelici, l’euforia e’ tanta. Vedo un conchiglione di un paio di metri aperto. Al suo interno ci sono dei tessuti di colore viola e rosso bordeau. E’ una Tridacne. Le ho viste qualche volta nelle Chiese(vengono usate come acquasantiere), ma qua e’ molto piu’ mistico. E’ difficile spiegare il rumore sordo che fa quando si chiude. Franca l’ha stuzzicata con un bastone e lei SBAM si e’ chiusa.

Rimontiamo sulla barca. Il secondo stop e’ in un posto dove quasi si tocca, un paio di metri di profondita’. Ci sono tantissimi pesci angelo, meno coralli e piu’ anemoni di mare. Dentro gli anemoni trovo delle creature meravigliose: i pesci pagliaccio. Sono grandi al massimo una decina di centimetri e sembrano dipinti con maestria di arancione e un bianco pastellato. Si nascondono all’interno delle anemoni e io mi diverto a stuzzicarli. Loro ti attaccano se ti avvicini troppo (senza farti niente). Franca mi spiega che pesci pagliaccio e anemoni vivono in simbiosi. Si nascondono fra le alghe perche’ protetti da una sostanza urticante che fa male agli altri pesci. L’anemone viene tenuta pulita dal pesce che mangia tutto lo sporco che si deposita. Sono commosso da questi miracoli della natura, e sento di amare Franca .

Al terzo stop c’e’ da avere un po’ piu paura. Siamo fuori dalla barriera e i pesci che si vedono sono assai piu’ grossi. Ci troviamo in mezzo ad un branco di barracuda, un 50ina almeno, alcuni molto grandi. Franca mi tiene per mano e mi invita ad osservarli senza aver paura. Continuano a girarci intorno con movimenti dolci, come se ballassero. Stanno a pelo dell’acqua e dopo un po’ se ne vanno. Un’altra tartaruga, e poi un’altra ancora, ci divertiamo a rincorrerle; dopo un po’ che stanno sott’acqua hanno bisogno di risalire un paio di secondi per prendere aria. Mentre lo fa, mettiamo la testa fuori dall’acqua anche noi due e la sentiamo prendere fiato con quel suo becco da film giapponese.

Terminata la gita con la barca ci mangiamo qualcosa al quartier generale e ci facciamo un riposino sull’amaca. Un po’ di coccole e sguardi maliziosi. Sono in paradiso, finalmente.

Il tramonto si avvicina, quale momento migliore per una cannetta?

Parte 2

Non dormivo cosi’ bene da anni. Nonostante la tenda piccola, la zanzariera rotta, il terreno duro e le scottature del sole, sono un bambino in un negozio di giocattoli col portafoglio pieno e nessun limite. Son piu’ o meno le 6 di mattina, non ho l’orologio ma il sole sorge adesso e l’ora e’ piu’ o meno quella. Faccio due passi fino alla tenda di Franca, sperando che sia gia’ sveglia. E lo e’. sta facendo yoga in riva al mare e indossa solo il costume. E’ bellissima. Un corpo modellato, un seno non troppo pronunciato e due occhi nocciola da cerbiatto. Vederla con le gambe incrociate e gli occhi chiusi, quella pelle cosi’ scura..Dio santo quanto la desidero!

Decido di non disturbarla, un po’ per rispetto, un po’ per mascochismo e faccio due passi nel sentiero. Non faccio in tempo a fare pochi metri che incrocio una scimmia. Anzi no, diciamo un branco. Le ho gia’ viste di questa razza, sono i macachi di giava e alcuni di loro sono mangiatori di granchi. E prima di mangiarli li spappolano usando una pietra. Sono di taglia piccola e come tutte le scimmie, sono stronze in maniera metodica. Ho in tasca qualche caramella(spiaccicata,perche’ ci ho dormito sopra) e gliene tiro un paio. Due cose non devi fare con le scimmie: la prima e’ non mostrare i denti. Se gli sorridi, loro ti vedono le fauci e pensano che le minacci. La seconda e’ non fissarle troppo a lungo. Una volta una scimmia legata si e’ talmente incazzata che si e’ cagata in mano e poi me l’ha tirata(la cacata,intendo). Da quel giorno ho capito che discendono VERAMENTE da noi.

I macachi si litigano le caramelle come farebbero i bambini. E a quel punto avviene una delle piu’ belle scene naturalistiche a cui ho mai assistito: arriva il maschio dominatore. Il maschio dominatore e’ il pezzo grosso,il padrino, il boss del branco. E’ grande quasi il doppio degli altri ed e’ arrabbiatissimo con me e con i suoi simili. Scende da un grande albero e comincia a malmenare tutti i suoi simili mangiandosi le caramelle strappategli con violenza. Poi va verso una femmina e comincia a montarla con fare annoiato. Tutte le altre scimmie sono frattanto scappate sugli alberi e guardano la scena in silenzio. Finiti i suoi comodi il capobranco torna sulla cima dell’albero,fissandomi con fare arrogante. E’ il mondo di quark e io ci sono dentro.

E sono sveglio neanche da un’ora!

PARTE 3

E’ ora di colazione. Il posto dove si mangia ha il tetto di palme intrecciate e la corrente elettrica esiste solo grazie ai generatori. 3 opzioni per mangiare: omelette fritta nel niente, riso bollito con teste di pesce affogate nella brodaglia, oppure caffe’. Opto per una cannetta. Pero’ sono a stomaco vuoto. E non ho mangiato quasi niente negli ultimi due giorni. E ieri sono stato in acqua non so quante ore. Tutti queste fattori, insieme alla variante caldo tropicale, mi fanno collasare. Vedo nero e mi appoggio all’amaca. Ma non poggio il culo nella maniera corretta e casco sulla sabbia. Mica ci si sta male sdraiato! Faccio di necessita’ virtu’ e decido di fare un riposino forzato. Ho la bocca secca e il panorama mi gira intorno a scatti irregolari. Ma non sto per niente male. 5 minuti dopo sento la voce di Franca che chiama suo fratello. Le forze ritornano istantaneamente e mi alzo in piedi. Torno al ristorantino facendo finta di non vederla. Lei mi chiama con quella vocina dolce e io mi giro come se fossi stupito. Ha un pareo turchese e i denti bianchissimi. mi prende un caffe’ e ci mettiamo al tavolo. Le dico che l’ho vista meditare e se mi insegna anche a me. Annuisce, e ogni tanto posa lo sguardo sulla mia bocca. Devo assolutamente baciarla il prima possibile. Ordina il riso con la brodaglia e io mi schifo un pochino, ma ho ancora voglia di baciarla.

Arriva il tipo col megafono che ci invita ad andare alle barchette. Franca chiede se vogliamo andare o rimanere in spiaggia. Rispondo d’istinto(pentendomene mentre me lo sento dire): “andiamo in barca a fare snorkelling, abbiamo tutto il tempo che vogliamo” lei all’inizio della frase storge la bocca poi fa un sorrisone dei suoi. E’ d’accordo con me.e mi da’ un bacio. Affettuoso,intimo,con desiderio male occultato.

La barca parte. Abbiamo preso quella che fa un casino della Madonna e non riusciamo nemmeno a parlare durante lo spostamento. Il primo stop e’ Ko stork. E’ un posto adatto sia per lo snorkelling che per il dive. Ci tuffiamo; fondale una quindicina di metri, visibilita’ tre volte tanto. Ci sono delle piccole palline violacon dei filamenti avorio. Sono meduse, anche qui porca puttana! Ad un certo punto ce n’e’ un muro davanti a noi. E ci dobbiamo passare per forza perche’ la corrente va in quella direzione. Piu’ che un dolore e’ un fastidio. Il momento peggiore e’ quando il liquido velenoso ti va sulle labbra. Bestemmie in acqua in 31 anni non le avevo mai tirate. Tiro in ballo l’intera trinita’ e la associo ad animali e brutte professioni varie. Pero’ vedo una cernia. Una cernia enorme. E poi un eagle ray che sono un incrocio fra una Razza e una manta. Purtroppo sta sulla sabbia e non mi posso avvicinare piu’ di tanto. Io no ma Franca si’. La signorina si rivela un’apneista coi controcazzi. Scende giu’ con le pinne e si avvicina alla bestia. E a quel punto sia lei, che io ci accorgiamo di chi c’e’ vicino a noi. Un bellissimo esemplare di squalo leopardo, lungo non piu’ di un metro e mezzo, maculato, con la parte vicina alla testa molto piu’ larga, quasi come se avesse ingoiato un pallone da calcio. Anche lui sta sul fondale, immobile. Franca si avvicina e avvicina il suo viso a quello dello squalo. Dico squalo ma non si pensi ad una macchina di morte. Questo esemplare non e’ assolutamente aggressivo e si dice pure socievole . franca lo sa ma io no. Mi spavento ma poi lei torna su e mi spiega le cose. Gia’, ma che lavoro fa Franca?

E’ una biologa marina. Quando me lo dice, sempre sorridente, mi viene un tuffo al cuore, e’ il lavoro che avrei voluto fare io se non fossi stato un idiota a scuola. Stai a vedere che e’ la donna della mia vita.

Il secondo stop e’ vicino alla spiaggia. Ancora tartarughe, squaletti pesci pagliaccio e 100 altre specie tutte per noi. Mi congratulo con me stesso per avere comprato quei 4 libri a Bangkok. Uno e’ sui serpenti, uno su ragni e millepiedi,uno sugli uccelli e uno sui pesci. E tutti e quattro non hanno disegni ma fotografie. propongo a Franca di passare il pomeriggio a cercare sul libro i pesci che abbiamo visto.Accetta euforica, anche lei ama la natura piu’ di se stessa.

Passa la mattina e l’intero pomeriggio. Anche oggi quasi 5 ore passate in acqua. E’ il tramonto proprio in questo momento. Questa sara’ una nottata piena di sorprese.

PARTE 4

In quest’isola non ci sono solo turisti e personale del parco. C’e’ anche un’etnia di zingari di mare. Fino a pochi anni fa vivevano nell’arcipelago mergui, sulla costa birmana. A meta’ degli anni 90 le mergui hanno cominciato ad attrarre un certo tipo di turismo elitario. Ci sono fondali fra i piu’ belli del mondo laggiu’, e l’ente turismo birmano ha pensato di proporre alloggi e gite in barca a prezzi stellari. E siccome cominciavano ad arrivare i ricconi, gli zingari erano di troppo. Un po’ ne hanno ammazzati, e i restanti li hanno mandati al confine. Il re di Thailandia (Rama), oltre ad essere un maniaco della natura, si e’ dimostrato buono di cuore anche con questi zingari. Gli ha concesso parti di isole sul verante ovest del paese(mar delle andamane) dove poter allestire piccoli villaggetti. Tutto questo durante la stagione secca. Perche’ poi quando arrivano i monsoni, i Moken(questo il loro nome) trascorrono mesi a bordo delle loro imbarcazioni senza mai scendere a terra. Sebbene siano incolpati di molti fatti di pirateria , non rompono le scatole a nessuno.

A Ko surin di loro ce ne sono almeno un centinaio. La maggior parte sono bambini, e un gruppetto di loro decide di passare l’intero pomeriggio con me e Franca . la cosa mi rompe le palle all’inizio, cercavo intimita’ e mi ritrovo un branco di marmocchietti analfabeti e coi denti gialli. Ma e’ il mio organo riproduttivo che mi fa venire i pensieri razzisti e alla fine sono contento che ci siano anche loro.

Tiro fuori il libro dei serpenti e faccio vedere le foto ai bambini. In thaialandese se una cosa c’e’ si dice: MI. Se invece una cosa non c’e’ si dice BO-MI. E tutte le volte che indico una foto con un serpente i bambini dicono MI. Un israeliano una volta mi ha spiegato che il morso di un serpente velenoso puo’ anche non ucciderti. I serpenti possono morderti senza iniettarti il veleno. Lo fanno perche’ non ne hanno piu’ nelle ghiandole, oppure per non sprecarlo. E se ti morde e’ perche ti sei avvicinato alle sue uova, altrimenti se ne va via appena ti sente in lontananza. Da questi comportamenti si esclude solo il cobra reale, che rimane immobile aspettandoti. E il suo morso non ha alternative al decesso.

Il pomeriggio passa lentamente e il caldo e’ insopportabile. I bambini ci prendono per mano e ci portano un po’ dentro al sentiero. Ci indicano la cima di un albero. Vedo una specie di scimmia con una cosa simile a quella che aveva de Gaiardon quando faceva il volo planare. Non capisco che cazzarola di bestia e’.non mi sembra una scimmia, perlomeno non il muso. Franca mi illumina: e’ un lemure volante. Obbietto dicendo che i lemuri sono solo in Madagascar. Lei mi dice che ho ragione. Si chiama volgarmente lemure ma in realta’ non appartiene a quella specie. E’ una bestia che non avevo mai visto. Mi viene spiegato che usa quella specie di vela che ha sotto le ascelle per volare da un albero all’altro. Le chiedo perche’ sta immobile. Sta forse male? “Probabilmente sta per cagare”, mi dice. Ma come cagare? E da cosa te ne accorgi?. Franca mi prende la mano e mi dice di osservare. I bambini se ne vanno carichi delle caramelle che gli abbiamo regalato, noi restiamo in silenzio.

E dopo dieci minuti,succede. La bestia comincia ad alzare la coda, e il manto di cui e’ avvolta la comincia ad arrotolarsi su se stesso. Adesso la coda punta in alto e l’animale e’ nudo dalla cintola in giu’, un po’ come nei cartoni animati di gatto silvestro quando il cane gli strappa tutti i peli. E caca. Una gran bella cagata, direi. Io e franca ridiamo come due bambini, il lemure non gradisce e,una volta ricomposta la pelliccia, plana verso un albero piu’ lontano. Meraviglioso.

E’ stato super veder defecare una bestia sconosciuta mano nella mano alla persona che si ama.

E’ buio e ceniamo appartati, lontano da tutti gli altri. Non facciamo che sognare uno negli occhi dell’altra. Ci mettiamo sull’amaca in due e ci scambiamo un po’ di tenerezze. Lei mi sussurra di fare il bagno appena digerito. Cosa credete che abbia risposto? Cerco di accelerare i miei processi di digestione ma non so come e a quel punto le dico che muoio dalla voglia di far l’amore con lei. Imbarazzata, mi dice di volermi far vedere una cosa . Ci leviamo la maglietta ed entriamo nell’acqua. E’ molto calda e c’e’ la marea alta. E’ luna nera e si vedono solo le stelle. Franca si dice contenta che non ci sia la luna. Credo che sia perche’ non ci vedra’ nessuno, ma non e’ solo per quello. E’ il plancton il motivo. Io non lo sapevo ma c’e’ moltissimo plancton qui.E’ il perido della fioritura in questi giorni, e grandi animali come lo squalo balena si avvicineranno per nutrirsene.

E se ti muovi nell’acqua il plancton comincia a ILLUMINARSI. Avete presente gli starlight dei pescatori? La luce e’ quella, psichedelica,angelica assurdamente irreale.Scordato per un attimo il corpo di Franca mi tuffo sott’acqua e faccio qualche bracciata a rana. Il movimento fatto con le braccia lo vedo nell’acqua fatto dalla luce. E vedo le scie luminose dei pesci quando passano. E’ poesia pura. Non credo di aver mai fatto l’amore in uno scenario cosi’ paradisiaco, anzi no, ne sono sicuro. E’ bellissimo, i movimenti sono rallentati dall’acqua e non smettiamo mai di guardarci mentre lo facciamo. L’unica cosa difficile e’ stato il profilattico, metterlo intendo. Per il resto simbiosi amore-natura- amore. Indimenticabile. Irripetibile.

Non so quanto tempo passa, ma quando usciamo dall’acqua, ci mettiamo nudi sulla spiaggia e lo facciamo un’altra volta. Stavolta piu’ animalesco, meno romantico,comunque paradisiaco.

Stiamo per andare a dormire e lei mi dice che se venisse un serpente ad offrirle una mela gliela tirerebbe con forza sulla testa. Capisco la battuta il giorno dopo,adesso il mio cervello e’ in tilt. Ci addormentiamo abbracciati e ci svegliamo all’alba facendo l’amore un’altra volta. Prima di andare a fare yoga mi confessa che partira’ fra due giorni perche deve tornare in italia.

Aspettero’ domani l’altro a farmi cadere il mondo addosso. Adesso voglio solo stare con lei.

Mentre lei fa i suoi esercizi sexy e armoniosi, io scatto foto al paesaggio, promettendomi di montare immagini e filmati in un video appena tornato in italia. Comincio a pensare fin da adesso alla musica che mettero’. Mi piacerebbe una sinfonia o qualcosa di classico in versione rock.

E mi sa che ci mettero’ pure qualche immagine di Viareggio all’inizio, per esaltare lo stacco squallido-paradisiaco.

PARTE 5

Le successive 48 ore sono state vissute con serenita’. Non abbiamo quasi mai parlato della partenza; il solo sfiorare l’argomento incupiva entrambi. E’ inutile raccontare quanto sono stato bene con lei. Quando l’ho vista montare sulla barca ho mantenuto un sorriso sforzato, una maschera messa fin troppe volte. Ci siamo scambiati i numeri di telefono e lemail. Lei ha pianto sorridendo. L’ultimo bacio sembrava un contratto di eterna riconoscenza. E adesso sono solo. Che faranno gli altri 4? Qui non c’e’ internet ne telefono e la curiosita’ monta. Mi metto sull’amaca. Il solo colore dell’acqua ha un potere terapeutico. Il mio colore preferito e’ il verde e l’azzurro e ne ho davanti una 30ina di tonalita’. Chissa’ se Franca mi pensera’, chissa’ se uno dei due raggiungera’ l’altro, una volta in Italia. Arriva la barca da Kuraburi, gente sudata con zaini enormi che percorre il sentiero. Check in al parco. Speriamo non ci siano troppi italiani. Non presto troppa attenzione al gruppo e mi defilo. Incrocio la sudafricana. Deve essersi accoppiata anche lei perche’ ha la faccia beata di chi ha appena fatto l’amore.Mi sa che ho bisogno di andare in acqua. C’e’ la marea bassa e raggiungo la barriera corallina praticamente passeggiando. Torno indietro e prendo la fotocamera, voglio filmare questo ben di Dio. Una volta arrivato alla boa che delimita la barriera ci lego la sacca impermeabile con dentro quel che ho in mano. Due bracciate esono nel giardino. L’acqua e’ fredda, immacolata. C’e’ una murena nascosta fra una roccia. Mi ricorda tanto il fumetto di una vecchietta del Sardelli e ridacchio con lo snorkel in bocca. La murena fa uno strano rumore minaccioso che spaventa, ma sta solo respirando. E’ una bestia socievole e sara’ lunga quasi due metri. Un branco di angel fish ci passa intorno, sembrano divertirsi mentre mi passano ad un palmo dal naso quasi spaventandomi.. Squaletto pinna bianca sulla destra, ti accorgi che e’ tutto tranquillo perche’ lui nuota beato con movimenti dolci. Quando cominciano a zig zagare nervosamente invece vuol dire che la tua presenza e’ di troppo. Lo squaletto ha una bella panciona e sospetto che sia incinta. Franca lo avrebbe saputo di sicuro. Il pesce palla ha gli occhini da cerbiatto e la forma di una palla da rugby. Si gonfia in caso di pericolo tirando fuori le punte. Ne ho visto uno spiaggiato a Krabi. Sembrava una mazza ferrata. Il pesce leone (o scorpione) e’ uno dei piu’ affascinanti. Ricorda un veliero e ha dei filamenti color avorio sugli aculei. Mi brucia la testa, il sole e’ a picco su di me e ho scordato la bandana. Essere pelati e’ una gran rottura di palle.

La marea intanto e’ montata un po’ e devo nuotare per quasi tutto il ritorno. Ho la fortuna (ma sul momento la scambio per abilita’) di incontrare una corrente che porta verso riva. Scanso le rocce come in un giochino elettronico, muovo solo le spalle per darmi la direzione. Sono un parassita marino J.

Arrivato a riva sento una voce finto femminile che mi dice “CIAO PUTTANELLA, LO SAPEVO CHE ERI QUI!.”. E’ il Garu, probabilmente il mio migliore amico. E’ appena tornato dalla Cambogia e prima di chiedermi come sto chiede se c’e’ un po’ di belle passere in giro

Ancora non lo so, ma la compagnia dei mongoli viareggini e’ prossima a riunirsi.

8) Il monaco di Inle Lake

Michele fora la ruota della bicicletta’. I chili di troppo, un chiodo o un fascione logoro. Oppure una volonta’ superiore. Fatto sta che la ruota posteriore della bici e’ a terra. Bestemmie urlate in toscano rompono la quiete dell’inle lake. Chris ci guarda divertito e rolla una canna. Siamo in mezzo al niente, in 4 con tre bici funzionanti. La guesthouse e’ ad almeno 10 chilometri, e’ l’una di pomeriggio e cerchiamo l’ombra. Radames e’ un po incazzato ma la medicina del tedesco lo calma.

Io mi metto a scribacchiare due stronzate. La situazione la risolve un birmano che somiglia a un tipo di Viareggio. Arriva con la sua biciclettina mezza mountain bike ma coi freni a bacchetta. Si ferma e sfodera il sorriso rosso sangue di chi mastica betel. Ha una borsa piena di bigliettini numerati. Biglietti della lotteria (in Birmania? A Inle Lake?). Mi accorgo che e’ uno in gamba perche’ non prova a venderceli. Ci porta invece in un villaggio vicino. Sono una ventina di capanne. I bambini ci vengono incontro curiosi. Mi levo la maglietta e i miei peli su petto e schiena, intrattengono non poco gli abitanti. Tutti a ridere e a prendermi bonariamente in giro. Qui in Asia e’ la regola per chi non e’ glabro.

Si offrono di riparare la bicicletta e ci danno un the’ buonissimo e un piatto di riso. Non indago sulla carne che c’e’ dentro, ma e’ un gusto mai provato. Pero’ non e’ male.

In questo posto per vivere fanno zucchero di canna. I bufali trasportano le piante fino al villaggio; le piante vengono tagliate con un macete collegato a canne di bambu’.Hanno poi dei calderoni dove far bollire le canne, ai bufali che trasportano il prodotto finito al mercato danno gli scarti della pianta da mangiare. E la cacca che faranno concimera’ di nuovo i campi. Un modello di imprenditoria ecologica da esportare, altro che terzo mondo.

La bici e’ riparata, facciamo due foto ricordo chiedendo prima il permesso al capovillaggio e ripartiamo spensierati. Il tipo della lotteria si offre come guida turistica improvvisata. Ci porta nel villaggio vicino dove abita con moglie e 8 figli. Vivono in un grande bungalow affacciato sul lago.

Anche loro ci offrono tutto quello che hanno. Compreso il superalcolico piu’ agghiacciante mai sentito. Non ti puoi rifiutare quando uno che guadagna un dollaro al giorno ti offre le sue cose. E’ considerato irriguardoso. Con questa scusa ho mangiato le cose piu’ impensabili negli ultimi 3 mesi (compreso il famigerato pseudo pane nero che puzza di piedi), ma va bene cosi’.

Usciti dal villaggio della guida cominciamo a salire su un piccolo colle. Ci sono alberi da the tutt’intorno al sentiero e una pace che nemmeno da bambino la sentivo.

Crhis continua a rollare imperterrito. Quando ci siamo conosciuti all’aereoporto di Yangoon non conoscevo il suo piccolo segreto; me lo ha svelato in albergo. Il segreto sarebbe una busta di erba nascosta dentro la macchina fotografica. Una cosa poco intelligente(l’importazione di qualsiasi droga in qualsiasi misura, in birmania e ‘ punita con l’ergastolo.) ma per noi italiaoti viziosi, una manna dal cielo. Quando gli ho chiesto come poteva essere cosi’ pazzo da fare una cosa simile lui ha risposto: “no risk,no fun”

Rollando rollando arriviamo in cima alla collina. C’e’ un tempio semplice ma molto curato. Dio santo che atmosfera meravigliosa! I templi buddisti non sono come le nostre chiese. Dalle nostre parti i luoghi di culto sono posti opprimenti, buii e ,di solito, austeri e imponenti. Tutto questo per farti sentire una merdina insignificante, che deve solo tenere la testa bassa per la storia di Adamo.

Con i templi buddisti e’ diverso: sono posti luminosi, pieni di colori e con un buddha gigante(in gesso,in legno o come in questo caso di pietra) che si sganascia da ridere.

A me questa cosa piace da matti. Non ti senti imposto al pregare. Ti senti esortato al relax della mente. Non pregare ma meditare. Non chiedere favori a Dio,quindi, ma a chiedere pace a se stessi. E io questa pace ho cominciato a sentirla fin da quando sono arrivato al villaggetto della canne da zucchero.(o dopo la seconda canna? 🙂

La guida improvvisata ci chiede timidamente se vogliamo fare un’offerta al tempio. Ci frughiamo le tasche e mettiamo un po’ di soldi in una teca di vetro.

Passeggiamo nei dintorni . Una decina di ragazzini, dell’eta’ fra I 7 e i dieci anni ci seguono passo dopo passo, all’inizio di soppiatto e poi in maniera piu’ spudorata. E non smettono un secondo di ridere.

Gli offriamo qualche caramella; Chris tenta di dare 5 dollari ad un bambino ma lui fa cenno di no con la testa. Con un sorriso dolce ci indica il tempio. Lui non parla inglese ma col quel gesto ci vuol dire “se volete dare soldi dateli al buddha”.

La guida riappare e ci dice se vogliamo conoscere il monaco che comanda la baracca. E cavolo, certo che si’! Il monaco e’ un signore distinto con un’eta’ ben portata(ma sconosciuta). Michele, Chris e Rada si defilano per motivi da definire e rimango da solo con Lui e i bambini. I bimbi adesso sono silenziosi ,attentissimi ad ogni mio gesto. Il monaco mi offre una bevanda calda, io distribuisco caramelle. I bimbi guardano il monaco prima di prenderle, lui fa un cenno con la testa e loro le prendono in maniera ordinata, non da bambini.

Cominciamo a parlare. Niente lamentele da parte di quell’uomo,niente sulle condizioni in cui versa il suo paese. Solo domande sul posto dove abito. Vuole sapere il mio rapporto con la religione. “cosa pensi del Papa? Cosa credi ci sia dopo la morte? Ti senti felice?”. Comincio a parlargli dei cazzi miei come non ho quasi mai fatto. Gli dico i miei segreti, l’orribile morte di mio padre, tutti quei mostri che tengo ben nascosti perfino a me stesso. E lui non mi giudica mai. Nemmeno mezza volta. La sua faccia e’ impassibile e mai severa. Ma nemmeno misericordiosa. Sento che mi sta ascoltando VERAMENTE. Gli racconto di quell’insegnante che mi ha sospeso da piccolo per la storia delle crociate. La racconto in chiave ironica, perche’ fa ridere anche me. E lui stavolta si acciglia e fa un verso di disapprovazione. Gli dico che sono confuso e che perdo la bussola continuamente. Mi sembra di essere davanti ad un’entita’ superiore. Lo so che sembra una cosa da frikkettoni ma quell’uomo non e’ di quelli che vedi tutti i giorni. Quest’uomo ha lottato decine di volte perche’ i suoi bambini non fossero sequestrati dalla polizia militare. Ha rischiato la vita piu’ volte per riprenderne alcuni gia’ arruolati nelle milizie che combattono le guerre dell’oppio. E’ stato ferito da un fucile imbracciato da un suo allievo di 7anni.

Il monaco mi racconta del lavaggio del cervello che fanno ai bambini. Mi dice che ogni piccolo reato compiuto da una persona,puo’ comportare il sequestro dei figli da parte le governo. Mi spiega quanto spietato puo’ essere un bambino addestrato, quanto puo’ essere una macchina di morte senza rimorsi. Gli chiedo se fra i bambini che ha adesso come allievi, ce n’e’ qualcuno che era cosi’. E lui mi risponde “quasi tutti”.

Prima di congedarmi mi tocca il dorso della mano e dice: “David, anch’io molto spesso sono confuso.” E se ne va. Si trasferisce in una piccola cupola che svetta su tutti i villaggi a valle. Accende un rudimentale microfono e mi accorgo che ci sono casse stereo vecchie ma ben tenute tutt’intorno al tempio. Il monaco comincia a cantare una nenia; una voce calda che ti entra dentro. Tutti i villaggi vicini sentono questa musica. Viene cantata al tramonto e all’alba tutti i giorni. E’ un modo poer tenere unita la comunita’ o forse e ‘ una tradizione senza senso ma io la trovo profondamente bella.Chris si affetta a registrarla con un mini disk microfonato. gli faro’ promettere di spedirmene una copia.

E’ quasi buio e scendiamo la collina in fretta e furia. Do’ uno sguardo ai bambini del tempio e adesso mi accorgo che i loro occhi hanno visto cose orribili.. Ma forse e’ solo la suggestione. Arrivati a valle e’ buio e i sentieri non sono illuminati. Allora la guida ci porta verso il lago e ci fa portare con la barca fino a casa. Tentiamo in tutti i modi di dargli qualche soldo per la stupenda gita (fisica e spirituale) ma lui si offende quasi e ci dice che questa cosa abbellira’ il suo karma e quindi ci dovrebbe ringraziare lui a noi. Chris riuscira’ ad infilargli una ventina di dollari nel sacchetto dei biglietti (vecchia volpe tedesca!)

A volte sono confuso anch’io.

Ma non oggi.

7) In pulman con Chris e il Valium Inle Lake, Birmania

Se aggiungo ironia a questa pagina del diario e’ preche l’ho scrita DOPO lo spostamento da Yangoon a Inle Lake.

Non credo che sarei sopravvissuto se Crhistoph non mi avesse aiutato. Credevo di essere piu’ “avventuroso”, ma 10 ore di autobus in Birmania mi hanno dimostrato il contrario. Verso la quarta quinta ora ho cominciato a non sentire piu’ le gambe. Si erano talmente informicolite che me le sentivo fredde. Avevo intuito che sarebbe stato un viaggio del cazzo. Quando ho visto che caricavano i polli mi ero messo a ridere. Dopo ore di attesa sotto il sole tropicale si era presentato un birmano ubriaco con due maiali piccoli legati insieme per le zampe. Urlavanocome se sgozzati. L’ubriacone era montato sul sedile dell’autista e si era messo a litigare con un tipo in divisa.Aveva scacciato dal sedile accanto una donna con polvere di sandalo sul viso, e ci aveva messo i maiali. Il capo ora era lui. e gia’ li’ mi ero inquietato un poco. Quando poi ho realizzato che quell’enorme mucchio di cassette di verdura sulla strada, sarebbero state messe sul pavimento del bus, ho riso un pochino di meno.

I due francesetti snob stanno ancora peggio di noi. Hanno voluto per forza mettersi in fondo perche’ li’ e’ l’unico punto dove i finestrini si possono aprire. Si possono aprire ma poi non si possono piu’ chiudere. Io e Chris abbiamo riso mezz’ora vedendoli imprecare per rimetterli a posto. Per la cronaca il viaggio si e’ svolto su dei sentieri piu’ o meno praticabili. Questi sentieri sono circondati da terra rossa. E non piove da almeno due mesi. La terra rossa e’ quanto di piu’ sporco c’e’ al mondo. Ti rimane appiccicata addosso, ti entra nei vestitii. A distanza di mesi te la ritrovi nello zaino che avevi lavato due volte. I poveri galletti si sono coperti il naso e la bocca con delle magliette. Ma la terra rossa non si ferma certo di fronte a dello stupido cotone. Credevo che sarebbero morti asfissiati,e un po’ ne godevo.In Laos, come rimedio, si infilano l’acqua nelle narici e poi aspirano con forza.Li senti fare versi inumani, e glie senti fare in continuazione. Praticamente si tenta di far uscire via bocca acqua e argilla per pulire il naso. L’unica volta che ho provato a farlo ho vomitato e mi sono sentito putrido mezza giornata.

Il pulman e’ talmente pieno che se aprissero le porte schizzeremmo via per la pressione. In compenso il tipo che gestisce i sedili stimola i miei piu’ remoti istinti razzisti. Quello stronzetto mi ha messo accanto un grassone americano che mi cola sudore sulla spalla. Anche lui sta stretto ma continua a sorridere come se si stesse divertendo. A meta’ viaggio comincio ad andare fuori di testa.Mi parla di terrorismo,dell’11 settembre, del crack dell’Argentina;;e io avrei voglia di ucciderlo. Le gambe sono informicolite perche’ i ginocchi li ho puntati sul mento e non ho spazio per muovermi. Farei un pompino a Berlusconi pur di sgranchirmi un po’ le gambe.

E invece sento puzza di pesce, vomito, curry, verdura rancida, tutto insieme come se fosse il fiato del demonio. Mi viene quasi da piangere, ma concentro la mia rabbia guardando in cagnesco l’americano.

Chris mi guarda (e’ davanti a me). Ha la faccia riposata,da collaudatore di materassi. Lui sara’ alto si e no 20 centimetri meno di me,ha un pochino di spazio intorno ‘(diciamo 5 centimetri). Penso che sia per quello che e’ cosi’ in pace. Ma non e’ per quello. Il nostro dj tedesco dalla cicatrice sulla guancia ha l’asso nella manica. Un’ intera confezione di assi. E nella sua bonta’, da’ un paio di assi pure a me. Gli assi hanno la forma di una pastiglia blu dove c’e’ scritto piccolo piccolo: valium 2mg. I tranquillanti e le medicine statali in generale mi sono sempre stati antipatici, ma qui la situazione e’ differente. Qui e’ la mano di Dio che accarezza il mio testone e mi da’ la benedizione. Lo avrei baciato in bocca con la lingua e tutto il resto(non Dio) qundo mi ha messo in mano le compresse. Ma ho sorvolato e mi sono limitato ad ingollare le pasticchine. Dopo dieci minuti mi sono messo a conversare con l’americano. Parlavo solo io perche’ adesso era lui che stava per sbottare.Mi ricordava il soldato palla di lardo quando spara ad Hartman, aveva lo stesso sguardo. Ho chiesto a Chris se poteva darne una anche a lui ma non ha voluto. (piu’ tardi mi avrebbe esternato il suo complesso odio verso gli yankee)

Alla decima ora siamo arrivati. Ero talmente stonato che sono sceso per ultimo. I francesi erano sepolti di terra argillosa e non erano piu’ snob come all’inizio. Saremmo stati in tutto un’ ottantina di turisti. E una volta scesi dal Dantesco mezzo, hanno tutti tirato fuori quasi simultaneamente la loro guida Lonely Planet. Se si viaggia fuori dai tour operator, queste scene sono molto frequenti.

Quasi tutti leggono sulla guida che c’e’ una pensioncina semideserta e molto economica-folkloristica-accogliente. E ci si avventano tutti insieme. Quando un hotel (leggi baracche,almeno qui) e’ segnalato sulla Lonely Planet, di solito il prezzo della stanza triplica.

Ma leffetto pecora e’ potente e quasi tutti i turisti del pulman si sitemano nell’hotel segnalato.

Io e Chris camminiamo un po’ a piedi per riprendere la circolazione agli arti inferiori. L’effetto della medicina divina e’ sempre addosso ma comincio a riprendermi. E ho fame. HO FAME. Il calo di ansiolitici produce un’appetito alla Homer Simpson. Mangiamo. Spiedini con carne di pollo e mashed potatoes. Ci beviamo una birra bollente in due e iniziamo ad esaltare il nostro spirito di adattamento in situazioni critiche.. Chissa Tiziano Terzani quanto mi prenderebbe per il culo.

6) L’incidente dei bambini a Dhon Kong

Prendiamo la bici a noleggio: 4 ruderi con le ruote quadrate e ruggine tutt’intorno a due mezzi pedali.

La campagna che circonda il lago Inle, mi ricorda l’infanzia a casa dei nonni. Tutti salutano, tanti sorrisi coi denti rossi dal betel. A volte sembrano bocche insanguinate, ma oggi c’e’ un sole troppo bello per avere pensieri negativi.

Ci sono risaie tutt’intorno al lago. Sopra una collina, un po’ in lontananza, vediamo lo stupa di un tempio. Ci diamo quel posto come punto di arrivo.

9000 km mi separano da casa e da tutto il mio bagaglio di paranoie. Qua sono spensierato e quasi sempre di ottimo umore. Quando qualcuno di noi si arrabbia cerco sempre di calmarlo e di abbozzare subito. In Italia non sono cosi’… Qui in Birmania e’ diverso. Mi sento libero in un posto fra i primi al mondo come violazione dei diritti umani! Sono un paradosso di me stesso.

Le sindromi da possesso di carta di credito, che avevo in Laos sono ricordi… Non mi sento piu’ in colpa di avere la possibilita’ di viaggiare. Ho fatto lavori umili per farmi questo viaggio, e non vengo certo da una famiglia agiata economicamente. Quel che ho l’ho conquistato!

 L’incidente stradale del Laos e’ nel cassetto delle emozioni represse.

Non credo che quei bambini siano morti.

E comunque io ho fatto il possibile:

 C’era la gente che passava senza neanche fermarsi. Io quando li ho visti in terra in una pozza di sangue ho cercato di rimanere razionale. Ho pensato qualcosa tipo: “Sono in Laos a piu’ di 300km dalla capitale. Il primo aeroporto e’ ad almeno 100km. Ma ci si arriva via fiume. Un viaggio via fiume e’ impensabile. Uno dei due bambini ha un’anca infuori e l’altro non ha quasi piu’ un dente in bocca. Cosa cazzo faccio adesso?”

A Viareggio una cosa del genere e’ ben gestibile: si chiama l’ambulanza col telefonino e si aspetta senza toccare i feriti. Lo sanno anche i bambini.

Ma a Don khong, un’isola fluviale al confine con la Cambogia, non ci sono ne’ ambulanze,ne barelle.
Intanto sulla strada passano piccoli furgoni stracarichi di persone. Chi si ferma lo fa per sbirciare. Nessuno ha posto per caricare nemmeno un ferito. Tiro fuori il portafogli e da li 20 dollari. Un furgone si ferma subito. Fa scendere un paio di persone e al suo posto carica il ragazzo che sembra messo peggio. L’altro bambino lo carico con me sullo scooter. E’ quello con l’anca in fuori. Avra’ si e no 10 anni. Ha almeno 4 anni piu’ dell’altro. Seguiamo il furgoncino.

La strada e’ sterrata e piena di buche. C’e’ stato un momento che mi ha strinto con la mano un fianco. L’ha fatto talmente forte che mi sono venute le lacrime agli occhi dal dolore.

Neanche 5 minuti e arriviamo davanti all’ospedale. Fino a li ero rimasto abbastanza freddo. Ero sotto choc ma sapevo che coi soldi li potevo far curare in una maniera migliore.

Col cazzo.

L’ospedale era un capannone a cielo aperto, con tetto di foglie di palma intrecciate, ma solo in un paio di stanze. Fuori merda di bufalo e galline ovunque. Allora li ho perso il controllo. Mi sono messo a urlare e ho strattonato il dottore gridandogli di dargli la morfina. Ce l’aveva gia’ in mano.

Ha usato una siringa per fare l’iniezione a tutti e due i bimbi. Una siringa sola.

Le pupille dei bambini sono diventate una capocchia di spillo. Gli urli forti sono diventati mugolii assonnati. Per il momento non avrebbero sentito dolore.

Ho chiesto di farli portare in un posto migliore, il dottore ha detto che non potevano spostarsi. Il dottore parlava un pochino di francese. Io il francese non lo parlo ma ci siamo capiti lo stesso. Mi ha detto che ci avrebbe pensato lui. Mi ha detto che li ero solo di disturbo. Che avevo gia’ fatto tutto il possibile.

Che i bambini non sarebbero morti.

 Gli ho offerto soldi per dargli cure migliori ma lui si e’ un po’ offeso. Mi ha detto qualcosa tipo: “Non ti salvi la coscienza, ne risolvi i problemi con 100dollari.”. poi si e’ chiuso in una stanza (per modo di dire) col piu’ piccolo dei due.

Gli avrei dato volentieri una testata, ma aveva ragione.

Mentre mi allontanavo dal capannone verso il motorino, mi sono accorto che si era formato un capannello di curiosi; indigeni del posto. Ridevano su quello che stava succedendo. Soprattutto i bambini. Ho avuto perfino paura mentre vivevo quella scena. Era grottesca.

Poi col tempo ho capito che in Laos il rapporto che si ha con la morte e’ piu’ scanzonato. Puoi morire per una banale appendicite perche’ la tua famiglia non si puo’ permettere il viaggio all’ospedale.

La gente lo sa che il filo a cui e’ appesa, e’ molto piu’ fine che da noi in Europa.

Ritorno nella mia stanza della guest house. I miei amici arrivano piu’ o meno al tramonto; si accorgono subito che mi e’ successo qualcosa. Poi vedono il dietro della maglietta tutta piena di sangue. Gli racconto tutto.

Il giorno dopo partiamo per un’altra isola. Il pensiero di quei due mi tormenta. Non torno a trovarli in ospedale; quando sono gia’ in barca me ne pento. Comincio a pensare che voglio tornare in Italia immediatamente. Che vengo qua a fare il turista alternativo, e invece sono un coglione viziato occidentale. Me ne sento in colpa per un po’ di tempo. Poi mi passa. Piano piano ma passa.

A distanza di quasi due mesi, scacciato il pensiero del Laos, in sella alla mia bicicletta birmana tutta scassata vado incontro ad uno dei giorni piu’ belli della mia vita.

Che se vi va, vi racconto un’altra volta.